Dialogo con Stefano

STEFANO Siamo d’accordo su parecchi punti, ma io al contrario di te ritengo che il libero arbitrio esista. E’ morta talmente tanta gente per affermare le proprie idee, che mi riesce difficile immaginare l’uomo in preda unicamente degli istinti primari.

FERNANDO Ma io non ho detto che l’uomo, privo del libero arbitrio, sarebbe “in preda unicamente degli istinti primari”. Non l’ho mai detto e non lo penso affatto. Un’alternativa secca tra libero arbitrio e istinti primari non esiste, altrimenti negare il libero arbitrio significherebbe non distinguere l’uomo dalla bestia. Cerchiamo allora di chiarire meglio che cosa intendiamo per “arbitrio”, per “libero arbitrio” e per “ragione”. Per “arbitrio” intendo la facolta’ di optare fra soluzioni alternative. Per “libero arbitrio” la facolta’ di optare liberamente fra soluzioni alternative. Per “ragione”, considerato che nella storia della filosofia ne sono state date innumerevoli definzioni, intendo la facolta’ critica del pensiero discorsivo (distinta dall’intuizione intellettuale) che consente all’uomo di procedere mentalmente, partendo da determinate premesse, verso una conclusione coerente.

STEFANO Bene, secondo me l’uomo è governato dalla ragione, a volte in sintonia con gli istinti, a volte in contrapposizione, a volte in battaglie interminabili fra i due.

FERNANDO Si tratta pero’ di stabilire quale è il modo di funzionare della ragione non soltanto in rapporto agli istinti ma anche e soprattutto in rapporto ad una serie di altri fattori decisivi per la costruzione della personalita’ che riguardano la storia personale di ognuno: dalle esperienze piu’ o meno traumatiche dei primissimi anni di vita alle gratificazioni/frustrazioni dell’infanzia e dell’adolescenza e perfino dell’eta’ adulta, all’educazione familiare e scolastica, alla cultura dell’ambiente in cui si è cresciuti, ecc., tutti fattori per lo piu’ indipendenti dalla nostra volonta’. Il peso complessivo di questi fattori che strutturano la personalita’ mi induce a sospettare (come vedi, sono piuttosto cauto ;-)) che la ragione si limiti a “razionalizzare”, in altre parole a concepire o adottare solo quegli argomenti che consentono di mantenere in equilibrio piu’ o meno precario il nostro sistema nervoso.

STEFANO La ragione e’ nata dall’istinto, ma il nascere non significa dipendere. La ragione e’ figlia degli istinti di conservazione e sopravvivenza esattamente come un figlio e’ tale per i genitori. L’ambiente e il caso ci influenzano notevolmente, ma essendo consapevoli delle nostre scelte, sappiamo anche prendere delle direzioni coerenti.

FERNANDO Non credo affatto che la ragione sia nata soltanto dall’istinto. La ragione nasce con la prima convenzione stipulata tra gli esseri umani, che e’ il linguaggio. E “dipende” anche dal linguaggio (verbale, scritto, matematico, gestuale ecc.ecc.). A mio avviso, si da troppa importanza al linguaggio come espressione individuale e troppo poca alla sua natura di convenzione sociale. Il linguaggio e’ il primo e il piu’ forte dei condizionamenti sociali. Di proprio e di originale, insomma, il cervello umano individuale mette soltanto la capacita’ di associare idee in modo diverso dagli altri (ma anche questo non sempre, se basta un sondaggio su mille individui per prevedere con esattezza il comportamento di altri quaranta milioni ;-)). Quanto alla consapevolezza delle nostre scelte – che esiste, ma non sempre – questa non comporta automaticamente che queste siano libere.

STEFANO In assenza del libero arbitrio, non riesco a spiegare il suicidio, atto in cui una persona va contro ogni suo istinto, se ne frega degli altri, ed esegue una decisione che difficilmente si puo’ immaginare essere nata dalla materia (quale insieme di cellule nervose puo’ aver elaborato tale scelta?).

FERNANDO Il suicidio puo’ essere un gesto irrazionale e qualche volta razionale, spiegabile in ambedue i casi. Chiunque ha avuto una vera crisi di depressione e’ in grado di comprendere come questa possa apparire l’unica via d’uscita. Non si puo’ neppure escludere, data la complessita’ della fisiologia e della patologia del cervello umano, che il suicidio sia talvolta, e paradossalmente, una forma degenerata dell’istinto di conservazione. Che un insieme di cellule nervose non possa elaborare una decisione del genere mi pare francamente un’affermazione gratuita.

STEFANO Credo che Il libero arbitrio deve esistere, e la ragione, anche se dipendente dalla materia, deve rispondere a qualcosa che materia non e’.

FERNANDO Dove si rende ancor piu’ evidente che per me come per te al fondo c’e’ sempre una professione di fede. Siamo tutti “credenti”, appunto. Permettimi tuttavia di restare scettico di fronte all’utilità di contrapporre materia a spirito (se non per comodita’ di linguaggio). A meno che per spirito non si intenda la “forma” della materia, e cioe’ il modo in cui la materia e’ organizzata. Questa e’, per me, l’anima.

STEFANO Tu hai scritto : “Per “arbitrio” intendo la facolta’ di optare fra soluzioni alternative. Per “libero arbitrio” la facolta’ di optare liberamente fra soluzioni alternative”. Mi pare che questa parte del messaggio contenga il soggetto del mio fraintendimento. Non riesco a cogliere la differenza che tu poni fra arbitrio e libero arbitrio. Che differenza c’e’ fra scegliere e scegliere liberamente, quando la stessa azione di scegliere richiede una preparazione culturale ed una coscienza entrambe alimentate dall’esterno?

FERNANDO Tutti gli animali sono in grado di scegliere tra opzioni alternative. Ieri osservavo un cavallo brucare l’erba di un prato e notavo con quanta precisione sapeva sceglierne un tipo e rifiutarne un altro. Istinto, mi dirai, mentre gli uomini scelgono coscientemente. Potrei replicare: a volte si’, a volte no, come insegnano l’esperienza e un secolo abbondante di psicanalisi. Ma non e’ questo il punto: so bene che l’uomo non si abbandona soltanto all’istinto come gli altri animali. Il punto e’ che appena emerge la coscienza, entrano contemporaneamente in campo il linguaggio e tutti gli altri condizionamenti culturali e sociali.

STEFANO Certo, Il libero arbitrio come lo vedi tu e’ impossibile da esercitare, in un individuo che e’ il prodotto di un’evoluzione. Non esiste liberta’ totale nelle scelte, visto che il ventaglio di possibilita’ ci e’ dato dall’ambiente in cui viviamo.

FERNANDO Ma negando il libero arbitrio io non mi riferisco soltanto al ventaglio di possibilita’ che ovviamente, come dici tu, ci e’ dato dall’ambiente. Mi riferisco invece alle motivazioni, per lo piu’ inconsce, della nostra scelta che per questo stesso fatto e’ solo apparentemente libera. Ora ti chiedo: sei convinto che per la generalita’ o la maggior parte delle nostre azioni le motivazioni per cui scegliamo in un ventaglio di possibilita’ siano davvero quelle che ci diamo a livello cosciente? Quante volte la ragione interviene realmente per indurci a un determinato comportamento e quante volte si limita a razionalizzare ( motivare con la ragione) una scelta in realta’ obbligata dall’istinto e dal condizionamento ambientale?

STEFANO Pero’ e’ anche vero che se fosse cosi’, se fossimo davvero cosi’ legati al nostro modello evolutivo, allora non ci saremmo mai contrapposti cosi’ selvaggiamente alla natura, ma avremmo proseguito il nostro cammino accanto ad essa.

FERNANDO Che cosa intendi per “natura”? Perche’ l’uomo non continuerebbe comunque a farne parte? Intendi riproporre, con la contrapposizione tra natura e ragione, il vecchio dualismo tra materia e spirito?

STEFANO Essere usciti dall’evoluzione naturale per passare a quella umana ha richiesto una serie di scelte non piu’ generate dall’esterno.

FERNANDO A quali scelte ti riferisci? Che cosa intendi per esterno? Credi davvero che la distanza evolutiva tra il sistema nervoso dei primi uomini e quello di una scimmia sia tanto maggiore di quella tra la scimmia e l’ameba da consentire di parlare di un tipo di evoluzione diverso? L’uomo di oggi ha una capacita’ di associare le idee infinitamente maggiore di quella di una scimmia: basta questo per parlare di evoluzione diversa?

STEFANO Forse è la tua definizione di ragione che e’ sbagliata. Ne azzardo una io, che probabilmente ti sembrerà ridicola: “la ragione e’ un virus che invece di prendersela con le nostre cellule va ad intaccare i nostri istinti”.

FERNANDO Ridicola? Non direi, direi anzi che sarebbe condivisa dai piu’. Io credo però che la ragione “se la prenda” proprio con le nostre cellule nervose. Che cos’e’ in definitiva la ragione se non una forma cosciente di mediazione, operata dal linguaggio, tra gli stimoli provenienti dal mondo esterno e il nostro sistema nervoso? L’uomo, come gli altri animali, scegliera’ sempre comunque cio’ che piu’ gli consentira’ di conservare o ristabilire l’equilibrio del suo complicatissimo sistema nervoso. Anche se a motivarlo non e’ piu’ soltanto la paura del bastone o il piacere della carota, ma la sua (sua?) scala di valori.

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