Dialogo con Elisa e con Massimo

ELISA Cerchero’, con poche frasi, di definire il libero arbitrio, come io credo sia ed esista. Immaginate di avere davanti a voi un foglio da disegno, e di cominciare, con una spugna, ad intriderlo d’acqua. Andate avanti sul davanti e dietro di questo foglio, finche’ non si appiccichera’ al tavolo su cui state lavorando. Immergete un pennello nel colore rosso, poi, timidamente ed a caso, appoggiatene la punta sul foglio. Cosa succede? Tutto si spande, si fonde, i contorni non si possono delimitare. Questo per me e’ l’arbitrio. Prendete ora un altro foglio, non bagnatelo, scegliete un colore che volete, guardate il foglio, guardate voi stessi, prima dal di fuori, e poi dal di dentro. Fatto questo, rapportatevi con il foglio: il suo colore, le sue dimensioni; quindi tracciate il disegno che voi volete: questo e’ per me il libero arbitrio. Il problema sta nella coscienza.

FERNANDO Ho capito. L’arbitrio sarebbe il modo in cui tanti pittori che conosco eseguono apprezzatissime opere di avanguardia…;-)) Se invece uno sceglie il colore che vuole e traccia il disegno che vuole avrebbe il libero arbitrio. Ma rispondi: perche’ vuole quel colore e non un altro?

ELISA Per l’arbitrio: cioe’ per quell’insieme di informazioni/sensazioni che ha accumulato nella vita vissuta nel reale, quindi legata con il volere.

FERNANDO Ma tu non dimostri affatto che informazioni e sensazioni dipendano da una sua libera scelta…Perche’ vuole tracciare quel disegno e non un altro? Io dico che dato il suo patrimonio genetico e la sua storia personale e’ estremamente improbabile – e non dico impossibile soltanto per evitare di essere stupidamente categorico – che possa scegliere diversamente. La coscienza e’ una cosa, il libero arbitrio un’altra.

ELISA Per me la coscienza è il libero arbitrio. E’ ovvio che, ognuno di noi, crede di avere sufficiente coscienza, ma questo solo fino a che non si accorge di averne acquisita altra, e cosi’ via. Dalla mia minima esperienza ho dedotto che non si puo’ parlare di coscienza e liberta’, perche’ ognuno non puo’ che intendere quella a cui e’ arrivato in quel momento, che sicuramente non e’ quella a cui arrivera’ fra un po’, ma per ora non lo puo’ sapere. Da cui consegue che anche l’esperimento di cui sopra avra’ per ognuno di noi risultati differenti, ma che ognuno di noi pensera’ di averne avuto il massimo di consapevolezza: quindi di poter esercitare il libero arbitrio.

FERNANDO Su questo convengo: pensera’ – sbagliando – di poter esercitare il libero arbitrio.

ELISA Dallo stato di presa di coscienza si arriva alla liberta’ (se non conosco non posso scegliere), da qui al libero arbitrio.

FERNANDO Ma se conosco posso scegliere? Anche questo è da dimostrare.

MASSIMO Dunque, secondo te il vero motivo che determina l’azione starebbe al di la’ della coscienza e l’uomo, non potendolo raggiungere, crederebbe di essere libero, ma senza esserlo. Se pero’ questo motivo appartiene al regno dell’inconscio come si puo’ dimostrarne fondatamente l’esistenza? Si puo’ essere convinti dell’esistenza di qualcosa solo quando vi e’ un appiglio percettivo, in questo caso pero’ manca.

FERNANDO Mai sentito parlare di Freud? Dopo un secolo di psicanalisi, e nonostante tutti i dibattiti aperti sull’argomento, mettere addirittura in dubbio l’esistenza dell’inconscio mi sembra un tantino “retro”…:)

MASSIMO Non intendevo negare l’ esistenza dell’inconscio, figurati! Non mi riferivo alla semplice coscienza, ma alla facolta’ di portare a coscienza cio’ che e’ inconscio in seguito a un’intenzione determinata.

FERNANDO Il fatto e’ che soltanto una minima parte di quanto e’ memorizzato dall’inconscio emerge, come la punta di un iceberg, alla superficie e il piu’ delle volte in modo camuffato, come accade appunto nei sogni all’interpretazione dei quali e’ dedicata gran parte del processo psicanalitico.

MASSIMO Per me esiste una differenza fra inconscio e inconoscibile. L’inconscio di cui parla la psicanalisi si puo’ accettare con fondamento, appigli percettivi ve ne sono eccome. L’esistenza stessa della psicanalisi e’ proprio fondata sulla speranza di portare a coscienza determinati elementi inconsci.

FERNANDO Ma si tratta appunto di una speranza, destinata nella maggior parte dei casi ad andare delusa.

MASSIMO Per te, dunque, al di la’ di qualunque intenzione volontaria, al di la’ di qualunque terapia psicanalitica, esistono elementi che non possono mai essere portati alla luce, condannati ad essere avvolti nel mistero. Questa affermazione non consegue necessariamente dall’esistenza dell’inconscio ed e’ difficile da dimostrare. Mi sembra piu’ plausibile l’ipotesi opposta, quella della capacita’ umana di aumentare la portata della coscienza in casi particolari.

FERNANDO A parte il fatto che l’intenzione volontaria non e’ mai indipendente dall’inconscio, io non so se in teoria esistano elementi che “non possono mai essere portati alla luce”. Di fatto – vorrei dire statisticamente – esistono, come ti potrebbe confermare qualunque psichiatra.

MASSIMO Certo, prendendo in considerazione solo il funzionamento normale del cervello, e’ innegabile che eseguiamo giornalmente una gran quantita’ di atti automatici e che senza l’inconscio il cervello (o la mente) non potrebbe nemmeno funzionare. Vi sono pero’ fondate speranze di portare a coscienza, momentaneamente e in fasi successive, quegli elementi che di solito appartengono a una dimensione piu’ profonda e nascosta.

FERNANDO Soltanto alcuni elementi e – ti assicuro – con molta fatica. Non ti insospettisce il fatto che, anche a prescindere dalle rimozioni che avvengono a qualsiasi eta’, la formazione decisiva del nostro cervello e’ avvenuta in un’epoca ( i primi mesi, i primissimi anni di vita) di cui non ricordiamo nulla o quasi?

MASSIMO Per me, comunque, il libero arbitrio esiste, ed e’ il prodotto della consapevolezza e del pensiero. Grazie ad essi mi si offrono piu’ alternative che se ne facessi a meno e dunque sono relativamente piu’ libero.

FERNANDO Forse dovresti dire: mi sento relativamente piu’ libero. Anche per me la liberta’ esiste, ma in senso oggettivo. L’offrirsi di piu’ alternative e’ estremamente importante per consentire anche ad una volonta’ non libera di esprimersi nel modo piu’ coerente. L’immaginazione, la capacita’ di associare idee, il cervello umano funzionano al meglio in presenza del massimo pluralismo possibile. Per questo le liberta’ civili e politiche sono cosi’ importanti, per questo la loro assenza impoverisce la societa’. Ma per ritenerti personalmente libero dovresti dimostrare almeno la probabilita’ che quella che consideri una tua libera scelta avesse concretamente per te un’alternativa. Ci sono piu’ alternative, e’ vero, ma saresti piu’ libero solo se, nonostante tutti i condizionamenti, tu potessi realmente e concretamente scegliere diversamente da come finirai per decidere… Provo a spiegarmi con una metafora: non c’e’ un binario unico, i binari sono tanti (come alla stazione di Bologna) ma una serie di scambi azionati da controllori di vario tipo porteranno inevitabilmente il tuo treno su uno solo di essi…

MASSIMO Se sono cosciente della causa che sta alla base della mia azione posso scegliere se farmene determinare o meno. Cio’ che ci puo’ determinare, nel senso di toglierci la liberta’, e’ solo una causa inconscia, perche’ se fosse conscia sarebbe sempre possibile rimetterla in accordo con il nostro volere. Seguendo la tua metafora, se sono cosciente che gli scambi obbligano il mio treno in una direzione che non voglio, vado nella “stanza dei bottoni” e modifico la situazione. Certo,dietro ogni volere si puo’ celare una qualche causa inconscia che lo determina, ma ogni causa inconscia puo’ essere resa conscia e assecondata al volere e cosi’ via all’infinito.

FERNANDO Il difetto di questo ragionamento sta nel fatto che tu distingui il tuo “volere” dalla sua causa inconscia, affermi che la causa inconscia del tuo volere puo’ essere resa conscia – cosa tutta da dimostrare, ma lasciamo perdere – per poi essere “assecondata” al tuo volere. Ma il tuo volere non esiste senza la sua causa inconscia.

MASSIMO Certo, tutto e’ relativo. Confrontato con “l’uomo dei binari”, “l’uomo dei bottoni” risultera’ sicuramente piu’ libero e se confrontiamo quest’ultimo con uno che puo’ anche viaggiare in macchina, egli ci sembrera’ ancora confinato entro limiti ben precisi. Tuttavia il semplice fatto che possano esistere livelli diversificati di consapevolezza mi sembra sufficiente per parlare di liberta’ relativa

FERNANDO Secondo me, l'”uomo dei bottoni” non sara’ piu’ libero dell'”uomo dei binari” se non nel senso che la presa di coscienza di quella determinata causa entrera’ a far parte della sua storia personale che determinera’ il suo comportamento successivo, arricchendolo di possibilita’ oggettive, non soggettive.

MASSIMO La mia ipotesi e’ che il cervello (o lo spirito) dell’uomo e’ infinitamente “elastico”. Solo questione di tempo ed esso potra’ portare a coscienza qualunque causa nascosta e fondare cosi’ sempre meglio il suo libero arbitrio. Tuttavia questa non sarebbe “vera” liberta’ perche’ dietro ogni liberta’ raggiunta se ne cela sempre una maggiore. Perche’ pero’ considerare negativamente una liberta’ relativa? Tutto e’ relativo, questo e’ valido per ogni cosa, dunque perche’ tenerne conto? Ritenere “vera” solo la liberta’ assoluta e’ come lamentarsi che l’uomo non puo’ sbatter le braccia e volare: a che serve? Per me dire che l’uomo possiede una liberta’ relativa e’ come dire che di fatto possiede la liberta’ ed il libero arbitrio, farei a meno di riferimenti all’assoluto.

FERNANDO Ma certo, nessuno sano di mente pensa che, almeno su questo pianeta, possa esservi una liberta’ assoluta. Liberta’ assoluta sarebbe la capacita’ dell’uomo di autodeterminarsi “in toto”, ma mettiamola da parte, visto che non ci crediamo ne’ tu ne’ io. Aboliamo d’ora in avanti l’aggettivo “assoluto” nei nostri messaggi: d’accordo? Intendiamo per liberta’ soltanto la liberta’ relativa, che presuppone comunque una capacita’ di autodeterminazione. Ad esempio: l’uomo e’ condizionato dall’istinto sessuale, ma con l’uso della ragione riesce a controllarlo o sublimarlo. Oppure: l’uomo e’ condizionato dalla sua ignoranza, ma puo’ comunque scegliere in base al buon senso la soluzione che ritiene piu’ valida. E’ questo che intendi quando parli di liberta’ relativa, no? Resta il fatto che: 1. Qualunque scelta implica una motivazione. 2. In presenza di piu’ motivazioni, l’uomo sceglie necessariamente quella che, coscientemente o meno, “sente” come la piu’ vantaggiosa o la meno rischiosa. 3. Non esiste una volonta’ “pura” che possa prescindere da questo “sentire”. Ad ogni situazione, reale o immaginata, corrisponde la percezione, reale o immaginata, di un vantaggio o di un rischio per il nostro benessere, di una punizione o di una ricompensa. 4. Poiche’ il nostro cervello ha memorizzato soprattutto durante la nostra infanzia e adolescenza ma poi anche successivamente le emozioni piacevoli o spiacevoli che hanno accompagnato le nostre esperienze di vita, e’ molto probabile che siano queste emozioni a decidere dei nostri comportamenti futuri ogni volta che i nostri ragionamenti richiameranno alla mente, direttamente o indirettamente, immagini o scenari associati a quelle esperienze. Argomento, questo, che se vuoi puoi trovare assai meglio spiegato nel capitolo su “l’ipotesi del marcatore somatico” di Antonio Damasio (“L’errore di Cartesio”, Adelphi).

MASSIMO Insomma, tu non ammetti una relazione fra coscienza e liberta’.

FERNANDO Dico semplicemente che non e’ dimostrata – per quel che ne so, fermo restando che sono un incompetente e attendo lumi – come relazione “necessaria”. Ma ti sarai accorto che non e’ nella mia natura fare affermazioni categoriche. Se qualcuno e’ in grado di dimostrarmi che all’evidente capacita’ della mente umana di associare idee anche in modo imprevedibile – dunque non in modo meccanicistico – corrisponde l’intervento di una volonta’ allo stato puro per scegliere autonomamente un’alternativa piuttosto che un’altra, sono pronto a ricredermi. Non penso che l’uomo sia determinato soltanto dai suoi istinti, penso che la coscienza sia “efficace”, il fatto e’ che si tratta di una coscienza “formata”. Se metto insieme il patrimonio genetico, il ruolo degli istinti, l’inconscio, l’esperienza dei primi anni di vita, l’educazione ricevuta, la cultura ambientale, ecc. e soprattutto se considero la capacita’ che hanno tutte queste pulsioni di mimetizzarsi alla superficie della coscienza mediante razionalizzazioni di ogni tipo, non posso che mettere in dubbio la sopravvivenza di una volonta’ allo stato puro e la trasparenza delle sue motivazioni.

MASSIMO Oh, finalmente l’hai detta la parola magica! Parli di una volonta‘ allo stato puro, una volonta‘ assoluta! E’ chiaro che, nonostante le tue negazioni, pensi ad una liberta’ assoluta! Lo credo bene che dopo la puoi negare con facilita‘!

FERNANDO Non mi riferisco a una “volonta’ assoluta” ne’ a una “liberta’ assoluta”. Mi riferisco al concetto di libero arbitrio cosi’ come e’ stato storicamente inteso da quanti lo hanno posto a fondamento della responsabilita’ morale. Mi riferisco, cioe’, al concetto di libero arbitrio come “capacita’ della volonta’ umana di autodeterminarsi”, sottraendosi in tutto o anche soltanto in parte (liberta’ relativa) ai condizionamenti di qualsiasi tipo: consci o inconsci, percepibili o non percepibili, fisici o morali, individuali o sociali, ecc.

MASSIMO L’unico volere che abbia senso per il problema della liberta‘ e’ il volere percepibile. Se dunque non vi percepisco cause inconscie non vedo perche‘dovrei andarle a cercare. Cio‘ potrebbe avere il pericoloso effetto di rendermi sempre piu‘ insicuro, oltre che farmi sognare una impossibile liberta‘assoluta.

FERNANDO E vabbe’, se questo puo’ renderti piu’ sicuro, sono pronto a riconoscere che tu, al contrario di me, hai il libero arbitrio!:-)

MASSIMO Per me il problema rimane soltano uno: se sia possibile liberarsi dai condizionamenti percepibili che ostacolano il volere o anche se sia possibile rendere percepibili certi condizionamenti (non tutti) che apparentemente non lo sono. Per acquisire senso il problema della liberta‘ non puo‘ riguardare tutti i condizionamenti , ma solo una certa categoria, guardacaso proprio la categoria di quelli che contrastano il nostro volere! Il problema della liberta‘ riguarda la capacita‘ umana di abolire i condizionamenti percepibili, che contrastano il nostro volere percepibile: questo non e‘un problema banale in quanto si tratta di un risultato difficile da conseguire e tu stesso appunto lo riconosci considerando la coscienza “efficace”. E come vedi non c’e‘ nessun bisogno, in questo caso, di tirare in causa il funzionamento del nostro cervello.

FERNANDO E invece questo bisogno c’e’, eccome, se e’ proprio con il funzionamento del cervello che nasce, si forma il nostro volere. Sottrarci soltanto ai condizionamenti percepibili puo’ bastare a farci “sentire liberi”, non basta per essere liberi, non basta perche’ si possa parlare di libero arbitrio. Spinoza, che pur non sapendo niente di inconscio e di psicanalisi era molto meno dubbioso di me, diceva che anche una pietra che cade, se fosse cosciente del proprio movimento e nel contempo lo desiderasse, si riterrebbe libera. Quando parlo di “coscienza efficace” intendo dire che la coscienza e l’uso della ragione possono rendere l’uomo piu’ libero dai propri istinti (quando la ragione non interviene solo per razionalizzare la vittoria degli istinti) ma non, ad esempio, dalla particolare educazione che ha ricevuto, dalla particolare cultura in cui e’ cresciuto, ecc. ecc.

MASSIMO Se diciamo che l’uomo puo‘ essere libero dall’istinto, allora dici che rimangono i condizionamenti culturali, se diciamo che l’uomo puo‘ liberarsi dai condizionamenti consci, dici che rimangono quelli inconsci. Quali sono allora i condizionamenti che possono coesistere con la liberta‘relativa? Viene da pensare che per te non ne esistano.

FERNANDO Se il condizionamento fosse soltanto parziale, allora tutti i condizionamenti potrebbero coesistere con una liberta’ relativa, ma io – come avrai certamente capito – tendo ad escludere un condizionamento soltanto parziale, dunque anche la liberta’ relativa. In altre parole tendo a credere che il condizionamento sia totale e che il procedimento decisionale abbia sempre uno sbocco obbligato, anche se imprevedibile a causa dell’enorme complessita’ del cervello umano. MASSIMO Anche per me il libero arbitrio non esiste, ma solo dal punto di vista dell‘assoluto.

FERNANDO Dal punto di vista dell’assoluto? Insomma, esiste o non esiste?

MASSIMO Ipotizzando un essere che conoscesse tutti gli accadimenti universali, tutto sembrerebbe determinato in precedenza e dunque il libero arbitrio non risulterebbe altro che un’ìllusione. Un simile essere pero‘ non esiste, nè e‘ ipotizzabile (oppure e‘ Dio). Ne consegue che noi a un dato momento, se accettiamo veramente la relativita‘, dobbiamo cessare di giudicare a partire dalle cause dei fenomeni. Se continuiamo a cercare le cause, e se esse sono inconscie, queste ci conducono a un regresso all’ìnfinito, cioe‘ alla conoscenza totale. Bisognera‘ allora definire la liberta‘ al contrario, a partire dagli effetti! Questo era cio‘ che intendevo parlando dell‘uomo dei bottoni rispetto all’uomo dei binari. Se a questo punto introduciamo nuovamente le cause che condizionano l’uomo dei bottoni, dimostriamo di non aver compreso che ora bisogna giudicare dagli effetti e non dalle cause.

FERNANDO Confesso che quanto sopra mi riesce alquanto oscuro e incomprensibile. Non capisco perche’ vuoi tirare in ballo un argomento al quale io non ho neppure pensato, e cioe’ che alla presunta onniscenza di Dio corrisponda il determinismo assoluto. E perche’ mai dovrei definire la liberta’ “al contrario, partendo dagli effetti”? Che altro vuol dire il libero arbitrio se non che noi determiniamo (cioe’ siamo causa) senza essere a nostra volta determinati?

MASSIMO Insomma, perche‘ porre l’accento sulla distanza che separa l’uomo dallo svelare ogni causa inconscia, quando possiamo concentrarci sul progresso che egli ha gia‘compiuto , sulle cause inconscie che egli ha gia‘ (eventualmente) scoperto? Diremo dunque che un uomo e‘ libero relativamente a un uomo che si muove entro un ambito piu‘ limitato.

FERNANDO Non confonderai per caso la liberta’ con il ventaglio di possibilita’oggettive? Non c’e’ dubbio che se la ricchezza, la cultura, l’organizzazione sociale allargano il numero delle possibilita’, la scelta avverra’ in un ambito piu’ allargato, ma sara’ comunque quella – e quella soltanto – che la sua mente calcolera’ come la piu’ vantaggiosa e la meno rischiosa, cosi’ come fa un’ape quando sceglie il fiore su cui posarsi per suggerne il nettare. Ovvio che l’uomo e’ cosciente e l’ape no, ovvio che il cervello dell’uomo e’ infinitamente piu’ complesso, ma cosi’ come l’ape non si posera’ mai sui fiori che non danno nettare cosi’ l’uomo non decidera’ mai di sua iniziativa l’azione che non riterra’ nella sua scala di valori, consapevolmente o meno, la piu’ vantaggiosa possibile. Insomma, la domanda che non puoi non porti per stabilire se ” esiste veramente il libero arbitrio” e’ questa: come funziona il nostro cervello quando svolge il ragionamento che precede la decisione? Certo, e’ importante che il ragionamento umano, per quanto non libero, possa tener conto di un ventaglio piu’ ampio di possibilita’. La scelta risultera’ certamente migliore. Per questo, come ho gia’ scritto, le liberta’ civili sono importanti.

MASSIMO Dopo aver “depurato” la nostra filosofia dagli “assoluti” e dagli “inconoscibili” la mia opinione resta che l’uomo a volte possiede il libero arbitrio, a volte no: quando ad ogni percezione segue immediatamente una reazione, allora non lo possiede; quando interpone fra percezione e reazione un po’ di consapevolezza o pensiero allora lo possiede. Nel primo caso si fa determinare dalla sua storia personale e biologica, nel secondo tende a non farsene determinare.

FERNANDO Aspetto ancora che tu mi dimostri come sia realmente possibile non farsi determinare dalla propria storia personale e biologica. Certo, si puo’ agire piu’ o meno istintivamente, ma neppure questo dipende dal “libero arbitrio”…

MASSIMO E io insisto sull’esistenza di questo “libero arbitrio concreto”, quello al quale si riferiva Elisa quando affermava: “Dallo stato di presa di coscienza si arriva alla liberta’ (se non conosco non posso scegliere), da qui al libero arbitrio. Sembra facile vero? Be’, e’ facile! Il difficile sta nel togliere tutto quello che non serve: E’ come la gentilezza: e’ molto facile essere gentili, basta non essere arroganti, violenti, presuntuosi, prepotenti, con idee preconcette,ecc”.

FERNANDO E’ difficile, anzi impossibile, fintanto che non sei motivato a farlo. E quello che dovresti togliere e’ proprio cio’ che per il momento ti motiva a non togliere. Puo’ capitarti domani che un’esperienza nuova, un incontro, un’emozione – non dipende direttamente da te – modifichi qualcosa nel tuo inconscio o nella tua coscienza motivandoti ad essere meno arrogante e piu’ gentile. Va da se’ che intanto pero’ dovrai rispondere della tua arroganza, anche se non sei ancora in grado di eliminarla. La responsabilita’ individuale non puo’ essere fatta discendere dal libero arbitrio ed e’ importante perche’ concorre a motivare la volonta’ e quindi il comportamento degli individui in direzione del rispetto di alcuni valori importanti per la societa’ e per gli individui medesimi. Ma, da questo punto di vista, la societa’ deve essere ritenuta responsabile nei confronti degli individui almeno quanto gli individui debbono essere ritenuti responsabili verso la societa’ .

MASSIMO Anche per me quello della motivazione puo‘essere considerato ” il vero ” problema della liberta‘. Ma è qualcosa che si svolge sul puro piano spirituale, qualcosa a cui e‘ del tutto indifferente il funzionamento del cervello, sia esso condizionante o no per tale piano spirituale. Sostenere che cio‘ e‘ solo liberta‘ apparente in rapporto al funzionamento del cervello non mi sembra invece che ci porti da qualche parte, indipendentemente dal fatto che l’affermazione sia vera o falsa.

FERNANDO Credo che conoscere se stessi e quindi, per quanto possibile, il funzionamento del proprio cervello, sia invece importante. Credo che conoscere i limiti oggettivi della liberta’ nostra e altrui aiuti a far crescere la comprensione e la tolleranza, pur tenendo ferma la responsabilita’ morale e civile, indispensabili per la difesa sociale. Credo che ridurre l’ignoranza e accrescere la consapevolezza significhi creare le condizioni piu’ propizie a un uso sempre piu’ largo della ragione che ha fatto evolvere gli uomini dalle bestie

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