
“Una colonna sonora non è una pezzo autonomo, ma deve infilarsi tra le immagini come un soffio sulla brace, che le accende ancora di più”. La risposta di Morricone a Marnetto mi fa venire in mente, per analogia, un’antica polemica con i colleghi televisivi, spesso noti e bravi giornalisti della carta stampata, che scrivevano testi per i tg trascurando o addirittura ignorando il rapporto con le immagini che mandavano in video.
Parole e immagini in TV
Oggi la ricerca di immagini appropriate si risolve il più delle volte, specie per l’attualità politica, con la presenza in campo del giornalista accompagnata da vecchie immagini di repertorio riproposte fino alla nausea. E non parlo dell’indifferenza per la qualità del sonoro o dell’abuso di immagini riprese col telefonino anche quando non ve ne sarebbe affatto bisogno. Ecco, se un grande artista come Morricone si preoccupava di essere anche un buon artigiano a maggior ragione potrebbe farlo un giornalista televisivo (nandocan)
***di Massimo Marnetto, 7 luglio 2020 – Non è “venuto a mancare”, né “ci ha lasciato”: Ennio Morricone è morto. Scrivendo il suo necrologio, ha voluto lasciarci il suo ultimo spartito. Dove si vede un uomo che fino alla fine compone, anche il suo addio, chiamando la sua vicenda e i suoi affetti con il loro nome.
Le sue musiche sono state emozioni indelebili, sempre incastonate tra le scene più suggestive di grandi film.Una volta lo andai a sentire in una “chiacchierata” – come disse – nella scuola dei Gesuiti di cui era stato alunno. Quando chiese se c’erano domande, mi alzai e gli chiesi: “Perché in tanti suoi brani ci sono “rumori” insoliti per una musica, come il verso di un coyote, di una rana, lo schiocco di una frusta…?” Lui mi guardò quasi stupito della domanda, poi aggiunse: “Ma per forza, quelli sono i rumori che si sentono nelle praterie del West e io dovevo inserirli tra le mie note, perché si adattassero meglio al contesto. Una colonna sonora non è una pezzo autonomo, ma deve infilarsi tra le immagini come un soffio sulla brace, che le accende ancora di più”.
Grazie Maestro. Ci mancherà quel “soffio”. Ma lo ritroveremo sempre ascoltando i suoi capolavori.