Roma, 31 maggio 2020 – La rabbia contro la polizia esplode in tutti gli Stati Uniti, fino a lambire la Casa Bianca. Incendi, saccheggi e, naturalmente, sparatorie. Dalla Associated Press si apprende che ieri sera a Oakland, in California, un agente è rimasto ucciso e un altro ferito da colpi di arma da fuoco durante queste violenze. A Detroit, in Michigan, è stato ucciso un ragazzo di 19 anni, colpito da spari provenienti da un Suv.
All’origine delle violenze non c’è soltanto la prevedibile reazione degli afroamericani all’orribile fine di George Floyd. Come è noto, incurante dei suoi lamenti (“I can’t breathe”), un poliziotto lo ha ucciso premendogli il ginocchio sul collo per nove lunghi minuti. L’avevano arrestato poco prima per avergli trovata indosso una banconota falsa da 20 dollari. Non è, lo sappiamo, il primo episodio del genere. Ma la notizia di oggi è la sicura partecipazione ai disordini di gruppi di bianchi razzisti (o se preferite “suprematisti”), gli stessi che un mese prima avevano invaso, armi alla mano, la Camera dei Rappresentanti del Michigan.
Commentando questi quattro giorni di violenze l’ex vice presidente Joe Biden ne ha attribuito il ripetersi lungo tutta la storia americana al “peccato originale della nostra nazione”, la schiavitù. E quindi, possiamo aggiungere, il ginocchio di un bianco sul collo di un nero acquista un terribile significato simbolico.
Potrebbe accadere, come suggerisce l’editoriale domenicale del direttore di Repubblica, Maurizio Molinari, che con l’aggravarsi delle diseguaglianze in seguito alla crisi economica provocata dalla pandemia si aggravino anche le tensioni razziali. E analoghe diseguaglianze mettano “a rischio la convivenza civile” non solo negli Stati Uniti, paventa Molinari, ma anche in Europa.
A conclusione, una lettera aperta inviata oggi dall’amico collaboratore Massimo Marnetto all’ambasciatore USA in Italia, Lewis M. Eisenberg.
Ambasciatore Lewis M. Eisenberg, (tramite Ada Messia – CNN – cnnroma@turner.com)
come molte cittadine e cittadini italiani, sono indignato per come viene umiliata la comunità afroamericana negli USA. L’orrenda morte di George Floyd ha ricordato al mondo come il razzismo sia ancora una ferita aperta nel suo Paese. Purtroppo, devo dirle che il Presidente Trump non si sta mostrando all’altezza della gravità della situazione. Incitare i sindaci ad “essere duri” o minacciare i dimostranti con i “cani feroci” come facevano i latifondisti schiavisti del Sud è un errore grave. A meno che Trump non voglia incendiare il Paese, per poi proporsi alle imminenti elezioni come uomo di “legge e ordine”. Questa mia dura critica si rivolge anche a chi – tra gli estremisti afroamericani – saccheggia e incendia negozi, ma la miope politica di mancanza di istruzione e opportunità per le comunità più emarginate presenta sempre il conto.
Ambasciatore Lewis M. Eisenberg, questa è una nota di protesta che invio, tramite i corrispondenti della stampa estera, al Presidente Trump, affinché riveda radicalmente il suo atteggiamento e scelga la via della pacificazione. La rabbia della frustrazione si spegne solo con la giustizia. Con vigilanza democratica, Massimo Marnetto – Roma