Eppur si muovono

Stati generali dei 5stelle

Trenta relatori si alterneranno tra oggi e domani in quello che si annuncia come il dibattito più vivace all’interno del movimento. Trenta relatori tranne uno, Davide Casaleggio. Il figlio di uno dei fondatori, sempre più isolato. Come sempre meno decisivo sembra destinato a diventare il “santo graal” tuttora nelle sue mani, la piattaforma Rousseau. Non a caso, più che di Stati generali nei media si parla di primo congresso. E nonostante che Di Battista si opponga reclamando a gran voce il numero di voti ottenuti da ciascun delegato, si scrive ovunque di ormai inevitabile transizione dei 5 Stelle da movimento a partito. Di Maio o Di Battista? Con quale ruolo per Conte? La personalizzazione, si sa, è ormai considerato un “must” da ogni cronista o commentatore. Nè Massimo Marnetto né io riusciremo ad evitarlo. Pur sapendo perfettamente che chiunque aspiri ad essere un buon politico dovrà tener conto delle circostanze e delle opinioni altrui molto più che della propria personalità (nandocan).

***Massimo Marnetto, 14 novembre 2020 – Il non detto degli Stati Generali dei 5 Stelle è la scissione. Di Battista arriva con troppa forza al “non-congresso” per accettare – in caso di minoranza delle sue tesi – di mettersi da parte. Sono mesi che fa culturismo di credibilità con viaggi terzomondisti, lontananze dalle poltrone, astinenze dal palazzo, predicando il digiuno dopo due mandati. E’ tirato come un pugile al massimo del suo allenamento e sa che in un fine settimana si gioca tutto: patrimonio e progetto.  Il suo sogno è interpretare il “cavaliere nero” proiettiano e sbaragliare nemici interni ed esterni del Movimento originario. Quello della purezza, del no alle alleanze, nell’attesa di conquistare il 51 per cento dei voti e cambiare il Paese da soli. Ma il casto anti-casta dovrà vedersela con Di Maio, che nel frattempo è cresciuto, azzecca i congiuntivi e le alleanze giuste, dopo la sbandata con il Capitano. 

Chi sarà l’arbitro del confronto?

Chi sarà l’arbitro del confronto? Grillo non muore dalla voglia di impicciarsi, anche perché non ha una soluzione da proporre. Sembra invece che Conte proverà a canalizzare il dibattito verso uno sbocco costruttivo. Lo farà con un collegamento video, che nella comunicazione non verbale politica vuol dire prossimità, ma non appartenenza. Il premier sa che una scissione dei grillini ora innescherebbe una crisi nel Governo, incomprensibile con le terapie intensive piene e una finanziaria complessa da portare a termine. Conte è un bravo anestesista, ma stavolta dovrà fare un miracolo per sedare il travaglio di una forza che esce dalla placenta del movimento per nascere come partito.

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