La difficile affermazione di una classe media patrimoniale
- Sono state le “classi dominanti” (l’1% della quota superiore) ad aver visto crollare la loro posizione relativa, laddove le “classi agiate” (il 9% successivo) è rimasto quasi stabile per l’intero XX secolo (attorno al 30% del patrimonio totale). Per contro, la quota del 40% compresa tra il 50% più povero e il 10% più ricco ha conosciuto un progresso spettacolare: all’inizio del XX secolo corrispondeva ad appena il 13% del patrimonio totale che si è triplicato tra il 1914 e il 1980, fino a raggiungere circa il 40% nei primi anni 80 e a stabilizzarsi su quel livello a partire da quella data (pur con un leggero calo).
- Diciamolo chiaramente: la concentrazione della proprietà resta estremamente elevata, e l’ampiezza del cammino finora compiuto verso l’uguaglianza non deve essere sopravvalutata. All’inizio degli anni 20 del 2000, in Francia, il 10% più ricco detiene più del 55% di tutto quello che c’è da possedere (e l’1% più ricco quasi il 25%), mentre il 50% più povero non possiede quasi nulla (appena il 5% del totale).
- Semplificando, possiamo affermare che fino all’inizio del XX secolo non esisteva propriamente una classe media, in quanto il 40% compreso tra il 50% più povero e il 10% più ricco era quasi povero. Viceversa, alla fine del XX secolo e all’inizio del 21º, la classe media patrimoniale è costituita da persone che sul piano individuale non sono certo immensamente ricche ma sono ben lungi dall’essere del tutto povere (detengono grosso modo tra 100.004 e 100.000 € di patrimonio per adulto), e che sul piano collettivo detengono una quota non trascurabile del patrimonio totale: attorno al 40%, ossia una quota quasi due volte superiore a quella dell’1% più ricco (il 24% del totale).
- Riassumendo: le classi medie sono oggi, sul piano collettivo, due volte più ricche delle classi dominanti, mentre un secolo fa erano tre volte più povere. La concentrazione della proprietà non ha smesso di essere estrema, ma all’interno di questo quadro generale si osserva quantomeno un sensibile calo. Queste due affermazioni possono sembrare contraddittorie: eppure sono entrambe vere. A riprova che la complessità del mondo fa parte della nostra eredità storica.
- L’idea secondo cui dovremmo dirci già soddisfatti della disuguaglianza attuale, e che non sarebbe uno scandalo se il 50% più povero continuasse a detenere appena il 5% delle ricchezze, non poggia però su nessuna base empirica solida. È augurabile e insieme possibile proseguire il cammino verso l’uguaglianza più forte, e pertanto ci si deve spingere molto più lontano nell’attuazione dello stato sociale e dell’imposta progressiva.
La lunga marcia verso una maggiore uguaglianza dei redditi
- La disuguaglianza dei redditi è sempre meno forte della disuguaglianza della proprietà….
- La concentrazione dei redditi da capitale è estrema, al pari di quella della proprietà….
- In Francia la disuguaglianza dei redditi resta molto forte: la differenza di reddito medio varia da uno a otto tra il 50% più povero e il 10% più ricco, persino da uno a 20 tra il 50% più povero e l’1% più ricco, e da uno a 70 tra il 50% più povero e lo 0,1% ricchissimo.
- Le evoluzioni che riguardano la Francia si osservano anche nella maggioranza dei paesi europei e in grado minore negli Stati Uniti, dove la crescita delle disuguaglianze dopo il 1980 è stata in effetti molto più netta.(continua)