2. La deconcentrazione del potere e della proprietà

La proprietà e il potere: il pacchetto dei diritti

A livello generale, la proprietà deve essere concepita non come un diritto assoluto e atemporale, bensì come un insieme di diritti propri di ciascun contesto socio storico. Come un vero “pacchetto di diritti” tale da contribuire a caratterizzare l’estensione dei poteri e delle capacità di cui dispongono gli attori che sono parte integrante del rapporto in gioco, siano essi proprietari o non proprietari, consumatori o dipendenti, collettività locali o gruppi familiari.

  • La quota dell’1% più ricco nel totale delle proprietà private è attualmente due volte inferiore rispetto a un secolo fa, ma resta in ogni caso cinque volte più elevata rispetto alla quota detenuta dal 50% più povero, che oggi possiede appena poco più del 5% del totale (fermo restando che il 50% è per definizione 50 volte superiore all’1%).
  • La deconcentrazione della proprietà è avvenuta a beneficio pressoché esclusivo dei gruppi sociali compresi tra l’1% più ricco e il 50% più povero, e con scarsissimo vantaggio per quest’ultimo, il quale, giusto per semplificare, non ha quasi mai posseduto nulla.
  • Al momento, mi limito a notare come i diritti dei proprietari siano stati, nel loro insieme, ben più assoluti all’inizio del XIX secolo di quanto non siano oggi. Il 50% più povero continua a essere sempre povero nel senso che la sua quota all’interno della proprietà totale ha fatto ben pochi passi in avanti dal XIX secolo in poi, ma è un po’ meno alla mercé dei proprietari (datori di lavoro o proprietari di alloggi, mariti o coloni) rispetto al passato.
  • In Francia, nel XIX secolo, un datore di lavoro poteva licenziare un salariato o modificarne le condizioni di lavoro e di remunerazione a suo piacimento, o quasi, così come un proprietario di immobile poteva cacciare via un inquilino o raddoppiarne l’affitto senza garantirgli alcuna tutela o preavviso.

Possedere i mezzi di produzione, l’alloggio, lo Stato, il resto del mondo

  • Prescindendo dalla proprietà di altri esseri umani detenuta attraverso la schiavitù, sulla quale torneremo, si possono distinguere quattro grandi categorie di possesso: la proprietà dei mezzi di produzione, degli alloggi, dello Stato e del resto del mondo.
  • Nell’approccio marxista tradizionale, solo la proprietà dei mezzi di produzione è compresa nella proprietà del capitale: contribuisce al ricavo di un profitto tramite lo sfruttamento della forza lavoro, ed è questo profitto ad alimentare a sua volta l’accumulo del capitale.
  • Nel complesso, in termini di valore monetario, gli immobili rappresentano in genere una parte considerevole delle proprietà private, spesso attorno alla metà delle stesse, mentre i mezzi di produzione (misurati in base al valore monetario delle aziende) rappresentano approssimativamente l’altra metà.

Per esempio, in Francia

  • Per esempio, nella Francia dei primi anni 20 del 2000, il totale delle proprietà private raggiunge circa i 220.000 € per adulto (ossia l’equivalente di sei anni di reddito medio), di cui, più o meno, 110.000 € in alloggi (al netto dei debiti) e 110.000 € impegni professionali e attivi finanziari.
  • Il patrimonio medio detenuto dal 50% più povero è di appena 20.000 € (circa un decimo del patrimonio medio dell’insieme della popolazione, una quota che corrisponde al 5% del patrimonio totale).
  • Tra il 10% più ricco, con un patrimonio superiore ai 400.000 €, la proprietà si diversifica sempre di più: man mano che si sale la scala delle gerarchie patrimoniali, i beni professionali e soprattutto gli attivi finanziari (in particolare le azioni) assumono un rilievo crescente, e diventano preponderanti all’interno dell’1% più ricco (con patrimonio superiore a 1,8 milioni di euro).

Le classi sociali

  • Per fissare le idee, si può parlare di “classi popolari” quando si parla del 50% più povero, di “classi medie” quando si parla del 40% successivo e di “classi superiori” quando si parla del 10% più ricco. Al cui interno si possono distinguere due classi molto eterogenee: le “classi agiate” (il 9% meno ricco) e le “classi dominanti” (l’1% più ricco).
  • Riassumendo, le classi popolari non detengono che pochi magri depositi bancari; le classi medie puntano sugli immobili; le classi agiate suddividono i loro lavori averi tra immobili, beni professionali e attivi finanziari; le classi dominanti si concentrano sulla proprietà dei mezzi di produzione (beni professionali e soprattutto azioni e titoli finanziari).
  • La classe sociale dipende non solo dalla proprietà dei mezzi di produzione e degli immobili, e dall’ampiezza di una tale proprietà; dipende anche dal livello di reddito e di titolo di studio, dalla professione e dal settore di attività, dall’età e dal genere, dalle origini su territorio nazionale o su territorio straniero, talvolta dall’identità etnico-religiosa, secondo modalità duttili e mutevoli in funzione dei contesti sociostorici.

La proprietà si identifica sempre con un rapporto di potere non solo quando si tratta di detenere i mezzi di produzione….

Dopo i mezzi di produzione, gli immobili e lo Stato, l’altra maggiore forma di proprietà è la proprietà nel resto del mondo, vale a dire gli attivi detenuti nei paesi stranieri. Può trattarsi del Canale di Suez, delle piantagioni di caucciù in Indocina, o anche dei titoli di credito russi o argentini. In pratica, nel resto del mondo si può possedere tutto: mezzi di produzione, beni di Stato, a volte immobili. (continua)

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