100 anni fa il milite ignoto

Roma, 6 novembre 2021 – Che oggi, soprattutto tra i giovani, il patriottismo si riveli più nelle competizioni sportive che in quelle belliche non mi pare una cattiva notizia. E non sorprende sfavorevolmente che la rievocazione storica dell’arrivo del treno con la salma del Milite ignoto, cento anni dopo il 4 novembre 1918, non abbia richiamato le folle acclamanti di un tempo. Dallo scoppio della prima bomba atomica in poi le guerre procurano alle popolazioni più timori che entusiasmi, ed è certamente un progresso.

Ma è un fatto che la logica di dominio ancora prevalente nei gruppi dirigenti continua a favorirne la proliferazione. Mi preoccupa dunque che nazionalismi e sovranismi vogliano riproporsi oggi nelle relazioni politiche internazionali e in quelle economiche in particolare, proprio quando più sarebbe necessaria una globalizzazione delle coscienze. E non solo quella di mercati dominati dal capitalismo neoliberista con più danni che vantaggi per il bene comune. (nandocan)


…e forse il milite ignoto è nero

“La Grande guerra fu davvero mondiale, combattuta da soldati provenienti da ogni angolo della terra. Nella battaglia della Somme morirono soldati algerini, indiani, indocinesi, congolesi, caraibici, arruolati dalle potenze europee che in quel tempo dominavano praticamente tutte le terre conosciute. E quella guerra – anche se spesso lo dimentichiamo e neppure lo studiamo – fu combattuta, forse con ancora più violenza e più brutalità, in Africa, per il controllo delle colonie tedesche in quel continente. E nelle colonie i conflitti erano condotti dai soldati di quei paesi, guidati da ufficiali europei che li mandavano a combattere male armati e con equipaggiamenti inadeguati, dimostrando verso le “loro” truppe un disprezzo che non era solo di classe – come quello dei generali europei verso i soldati dei loro paesi – ma anche apertamente razzista. Sono centinaia di migliaia i caduti “stranieri” della prima guerra mondiale e forse il milite ignoto è nero” (Luca Billi. I pensieri di Protagora, Verba volant)

Un’occasione perduta

“Questo centenario si sarebbe potuto configurare come un’opportunità per guardare da un lato alla traiettoria storica percorsa dalle masse contadine, operaie, proletarie e sottoproletarie (che pagarono il prezzo più alto alla guerra in termini sociali e di vite umane) al tempo della loro irruzione nella sfera pubblica; dall’altro alla condotta della monarchia sabauda e delle classi proprietarie e militari italiane che a quell’«inutile strage», come la definì Benedetto XV, condussero l’intera società” (Davide Conti sul “Manifesto”).

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